Il giovane Noname Studio di Milano realizza una casa rurale tra gli ulivi di Carovigno, in provincia di Brindisi (Italia). Una tavolozza di sfumature impercettibili, dal bianco intonaco dei muri, alla rosea pietra di Apricena, ai blocchi calcarei dei muretti di confine.
Andrea Perego e Görkem Güvenç fondano il loro studio di architettura nel 2013, dopo aver affrontato esperienze professionali molteplici, ma sempre improntate alla cultura internazionale. Milano diventa la sede di Noname Studio, che lavora su progetti di scala diversa, con particolare propensione verso lo studio dello spazio abitato contemporaneo. Italia e Turchia sono i punti di vista da cui ognuno guarda al progetto comune. Tra gli esiti più interessanti e recenti la villa a Carovigno, presso Brindisi, provincia meridionale dell’Italia, una nuova costruzione su un terreno calcareo punteggiato di alberi d’ulivo.
Un territorio questo in cui pochi e determinanti sono gli elementi naturali a cui fare riferimento in una prospettiva visiva: la terra arida e brulla, i muretti di pietre bianche accostate e sovrapposte a secco che ordinatamente definiscono i confini e i percorsi. Si aggiunge il verde squillante delle fronde degli ulivi, tantissimi e rigogliosi, una risorsa inestimabile, oggi molto più rispettata che in passato anche dall’edilizia.
Il progetto di Noname Studio nasce a partire da questi elementi. Dal punto di vista formale, la casa è stata concepita come un monolite bianco che si staglia sul paesaggio naturale. La pianta è tracciata in senso perpendicolare all’orientamento del lotto, che è in direzione nord-sud. Al termine di un sentiero disegnato attorno agli ulivi sparsi, la casa offre la vista sulla piscina, prima di tutto, che si trova a una quota leggermente ribassata. Un muretto di pietre da poco ricostruito si apre mettendo in comunicazione le due quote con pochi gradini. Sul podio, la villa è composta da due corpi principali, un cubo che ospita la zona giorno e una stecca che contiene, una dopo l’altra, le camere da letto. I due elementi, uniti alla piscina, formano una sorta di corte su più livelli, al centro della quale un ulivo secolare fa bella mostra di sé e attrae l’attenzione. Questo aspetto ci ricorda che tutto l’intervento è stato compiuto rispettando il più possibile lo stato naturale preesistente, per esempio evitando di sacrificare anche una sola delle grandi piante d’ulivo, tutt’al più ricollocate nel terreno.
La gerarchia delle parti è esplicitata dalla differente quota edilizia del primo blocco, quello della zona giorno, più alto e dotato di un tetto piano calpestabile, rispetto alla zona notte più bassa e secondaria. Lo spazio giorno ha una pianta aperta, in cui la cucina e la zona pranzo sono un tutt’uno che, grazie all’ampia vetrata sulla corte, si prolunga anche all’esterno. Qui un porticato leggero costruito con sottili pilastri in metallo e tetto di canne, consente di godere appieno del clima mite per gran parte dell’anno.
All’interno le finestre sono accuratamente posizionate per offrire una mediazione all’ingresso della luce e un dialogo con lo scenario esterno. La soletta tra cucina e zona pranzo è interrotta da un lucernario che permette alla luce invernale, più bassa all’orizzonte, di penetrare nella casa in modo indiretto. La diversa geometria delle aperture e la loro collocazione asimmetrica e irregolare restituiscono aspetti sempre distinti del paesaggio agreste.
Il volume lineare della zona notte offre tre appartamenti indipendenti e parzialmente autosufficienti, uno dei quali, all’innesto con la zona giorno, è quello padronale. La stanza con letto matrimoniale è dotata di un armadio a muro in legno costruito su disegno che cela tra le sue porte l’accesso al bagno privato. Sorpresa ulteriore è scoprire l’esistenza di un piccolo patio segreto e riservato oltre la grande vetrata a bilico.
Al termine della stecca di camere, i progettisti disegnano uno spazio a cielo aperto delimitato da quattro alti muri, ma non chiuso. Due aperture opposte fanno pensare a un ambiente accessibile e tuttavia protetto dai clamori esterni. La presenza di luoghi circoscritti all’interno di un’architettura rurale dichiara la necessità di ricavare, anche nella vita agreste, momenti di contemplazione particolare, intima e riservata.
L’edificio intonacato di bianco puro e scintillante alla luce mediterranea è rifinito in ogni suo punto dalla pietra di Apricena, un materiale calcareo estratto alle pendici del Gargano dai toni oscillanti tra il beige, l’avorio e il rosato. La pietra scelta corre a pavimento in mattonelle burattate, cerchia le finestre con lastre levigate, segna le soglie di accesso con piastre bocciardate ed è usata a rivestimento interno come palladiana.
Author - Mara Corradi