La casa con l’ulivo al centro
In Puglia lo studio Noname progetta un edificio introverso ma in armonia con il contesto, ispirato agli archetipi dell'architettura araba e alle forme della natura
Dall’alto sembra un fortino isolato di calce bianca inaccessibile tra gli ulivi, a quota terra è una residenza articolata immersa nella macchia mediterranea della Puglia. Villa Uliveto, questo il nome del progetto firmato da Noname Studio, ha in sé parte di entrambe le tipologie in quanto nasce dagli elementi naturali presenti nel terreno su cui è edificata: un basso muro composto di blocchi di pietra calcarea che delimita il podio naturale su cui sorge la villa scandendo il lotto e la zona della piscina, e poi gli onnipresenti alberi di ulivo, costante di tutto il paesaggio agricolo pugliese, “sculture astratte modellate dal tempo e dal vento”, come li definiscono gli architetti autori del progetto, l’italiano Andrea Perego e il turco Görkem Güvenç.
È un’architettura enigmatica nella cui geometria si può riconoscere l’impianto della casa araba diffusa su tutte le sponde del Mediterraneo, dal Sud Italia fino al Nord Africa, dalla penisola Iberica al Medio Oriente, già interpretata magistralmente in chiave contemporanea da progettisti come Alberto Campo Baeza nella sua Casa Guerrero a Cádiz in Spagna o da John Pawson con Claudio Silvestrin nella Villa Neuendorf sull’isola di Maiorca.
La composizione dell’edificio «annuncia esplicitamente la gerarchia delle funzioni e la loro reciproca relazione nello spazio» che si sviluppa per un totale di 170 mq, dicono gli architetti: un volume cubico contiene la zona giorno della villa, intersecato da una una bassa stecca che accoglie la zona notte. I due corpi di fabbrica, leggermente ruotati ad angolo acuto tra loro formano una terrazza cuore della vita all’aperto – insieme alla piscina a livello leggermente ribassato – che ha come perno al centro un ulivo secolare attorno al quale la casa è stata sviluppata in rispetto con la natura, tenendo conto che solo tre alberi sono stati ricollocati all’interno della proprietà per far spazio alla nuova costruzione.
Le aperture dalla diversa geometria inquadrano il paesaggio agreste restituendone aspetti sempre diversi. Tagli, scorci che, seppur in una architettura così introversa, esaltano invece al massimo il rapporto con la natura circostante, come nella corte a cielo aperto posta all’estremità della zona delle camere che è una finestra verso il cielo. Il candore delle pareti è interrotto dai dettagli architettonici realizzati in pietra Apricena, materiale locale estratto alle pendici del Gargano, caratterizzata dai toni neutri che oscillano tra il beige, l’avorio e il rosato, usata in diversi punti della casa – pavimento, riquadri delle aperture, soglie e rivestimenti – declinata in tutta la gamma di finiture da levigata a bocciardata, da burattata alla palladiana.
Gli arredi non seguono una linea stilistica: appartengono a «mondi diversi e distanti che descrivono l’animo cosmopolita dei proprietari», affermano gli architetti, ma che riescono sorprendentemente ad allinearsi all’armonia tra ambiente e costruito instaurata dal progetto.
Author - Massimo De Conti